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ARCIVESCOVO
Biografia

Sandro Salvucci è nato a Macerata il 3 aprile 1965 ed è cresciuto nella sua famiglia, composta dai genitori e da due fratelli, a Corridonia.
Ha compiuto gli studi frequentando il liceo scientifico Galileo Galilei di Macerata dove ha conseguito la maturità nel 1984.
Dopo due anni di esperienza universitaria è entrato nel Seminario Arcivescovile di Fermo, compiendo gli studi istituzionali di filosofia e teologia presso la sede locale dell’Istituto Teologico Marchigiano, dove nel 1990 ha conseguito il Baccalaureato in Sacra Teologia.
Diventato alunno dell’Almo Collegio Capranica in Roma, ha compito gli studi di specializzazione in Teologia Morale presso la Pontificia Università Gregoriana dove ha conseguito il titolo di Licenza in Sacra Teologia.
È stato ordinato diacono il 6 dicembre 1992 e presbitero il 25 settembre 1993. [continua]

Descrizione dello stemma episcopale di S.E.R. Mons. Sandro Salvucci

Arcivescovo Metropolita di Pesaro

Arcivescovo di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado

 

Secondo la tradizione araldica della Chiesa cattolica, lo stemma di un Arcivescovo Metropolita è tradizionalmente composto da:

 

  • uno scudo, che può avere varie forme (sempre riconducibili a fattezze di scudo araldico) e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, da particolari devozioni o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altre particolarità;

 

  • una croce doppia, arcivescovile (detta anche "patriarcale") con due bracci traversi all’asta, in oro, posta in palo , ovvero verticalmente dietro lo scudo;

 

  • un cappello prelatizio (galero), con cordoni a venti fiocchi, pendenti, dieci per ciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in 1.2.3.4), il tutto di colore verde;

 

  • un pallio bianco con crocette nere, posto sotto lo scudo;

 

  • un cartiglio inferiore recante il motto scritto abitualmente in nero.

 

Per questo stemma è stato adottato uno scudo di foggia “sannitica”, frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica mentre la croce  patriarcale d’oro è “lanceolata” , con cinque gemme rosse  a simboleggiare le Cinque Piaghe di Cristo.

 

“Inquartato di rosso e d’argento. Nel 1° alla spada con la punta rivolta all’ingiù, attraversata da un libro aperto dello stesso, caricato delle lettere greche Α e Ω  di rosso; nel 2° al ramo di palma di verde posto in sbarra; nel 3° a tre spighe di grano al naturale poste rispettivamente in banda, in palo e in sbarra; nel 4° alla stella (7), accompagnata da tre burelle ondate del secondo in punta”

 

Il motto:

 

“MAIOR EST CARITAS”

(1Cor 13,13)

 

Le parole scelte da don Sandro per il proprio motto episcopale sono tratte dal capitolo 13 della Prima Lettera ai Corinzi dell’Apostolo Paolo, conosciuto come “Inno alla carità”, una delle pagine più note del Nuovo Testamento. Le tre parole latine sono tratte dal versetto 13: “Ora, dunque, rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità”.

 

Interpretazione

 

Gli ornamenti esterni caratterizzanti lo stemma di un Arcivescovo Metropolita, oltre ai venti fiocchi verdi pendenti ai due lati dello scudo, sono la croce astile arcivescovile e il pallio.

Tale croce, detta anche “patriarcale”, a due bracci traversi, identifica appunto la dignità arcivescovile: infatti, nel XV secolo, essa fu adottata dai Patriarchi e, poco dopo, dagli Arcivescovi.

Alcuni studiosi ritengono che il primo braccio traverso, quello più corto, volesse richiamare il cartello con l’iscrizione “INRI”, posto sulla croce al momento della Crocifissione di Gesù.

Il pallio è un paramento liturgico, tipico degli Arcivescovi con giurisdizione metropolitana, cioè di Arcivescovi che presiedono una provincia ecclesiastica con una o più diocesi, chiamate suffraganee. Secondo alcune interpretazioni, esso rappresenta l'agnello portato sulle spalle, dal Buon Pastore e le due strisce terminali di seta nera simboleggiano gli zoccoli. E’ l'Agnello crocifisso per la salvezza dell'umanità intera; questo spiegherebbe l'uso della lana, delle sei croci decorative e delle tre spille, le acicula, raffiguranti i tre chiodi della croce di Cristo, che vengono infilate nel pallio durante le celebrazioni presiedute dal Metropolita.

Tale paramento è il simbolo di un legame speciale con il Papa ed esprime inoltre la potestà che, in comunione con la Chiesa di Roma, il Metropolita acquista di diritto nella propria giurisdizione.

Il libro e la spada, antico simbolo in uso all’Università di Urbino, rimandano alla Parola di Dio che trova compimento in Cristo, Alfa e Omega, e che "è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio" (Eb 4,12). Tale simbolo richiama la missione del Vescovo di annunciare il Vangelo.

Il ramo di palma è simbolo del martirio; vuole ricordare i Santi Martiri Claudio, a cui è intitolata la storica Abbazia di Corridonia, la cittadina marchigiana in cui don Sandro è cresciuto, Terenzio, patrono di Pesaro, città capoluogo della Diocesi affidata alle cure pastorali dell'Arcivescovo, e Crescentino, patrono dell'Arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant'Angelo in V., unita in persona episcopi all'Arcidiocesi di Pesaro.

Le tre spighe, frutto della terra e del lavoro dell’uomo, rimandano alla terra di origine di don Sandro e alla ricca simbologia biblica legata al seme e alla vita che da esso germoglia.
Inoltre, tre spighe appaiono anche nello stemma di Montegranaro dove negli ultimi anni don Sandro ha vissuto l’esperienza di parroco.

Le onde in punta allo scudo simboleggiano il mare Adriatico su cui si affaccia l'Arcidiocesi di Pesaro e la stella posta sopra di esse è la Stella Maris, uno dei tanti titoli assegnati a Maria, la nostra Madre Celeste; questa definizione mariana, cara alle genti di mare, è ricordata nelle parole di san Bernardo di Chiaravalle che nel XII secolo scrisse:

“Se i venti della tentazione crescono, se sei spinto contro gli scogli delle tribolazioni, guarda alla stella, invoca Maria”.

Il rosso è il colore della Carità, dell’amore e del sangue: l’amore profondo e senza fine del Padre che invia il Figlio a versare il proprio sangue per noi, per la nostra redenzione.
L’ argento simboleggia la trasparenza, quindi la Verità e la Giustizia, doti che devono accompagnare quotidianamente lo zelo pastorale del Vescovo.

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